La sera di San Silvestro, Papa Francesco ha fatto visita a San Pietro al presepe allestito nella piazza vaticana; passa, come di consueto, tra i fedeli, quando viene afferrato per il braccio e viene strattonato, un po’ violentemente, da una donna particolarmente irruente. La cosa divertente, che ha fatto notizia, in quanto segnale dissonante rispetto all’immaginario placido e pacato che circonda il Santo Padre è stato che lo stesso, per liberarsi dalla presa della donna, l’ha schiaffeggiata sulla mano. Risultato? La voce “papa Francesco arrabbiato” è stata la seconda più ricercata su Google il primo dell’anno. Ma perché tanta attenzione?
Innanzitutto perché tutto ciò che costituisce la rottura di una consuetudine diventa per noi esseri umani un segnale; come scriveva Bateson (1991), l’informazione è una differenza che produce una differenza, ossia tutto ciò che acquisisce una salienza su uno sfondo omogeneo diventa informativo. Esiste un’onda cerebrale, la N400 che ha origine proprio in relazione agli eventi inattesi: in una serie ordinata di parole, quali per esempio “LUCE, FUOCO, BRACI, CAMINETTO, CORE-lab, SCINTILLE, CALORE” alla lettura di “CORE-lab” il nostro cervello ha una profonda polarizzazione che sta a significare che l’elemento differente è stato notato.
"Qualora una persona si dichiari o presenti come moralmente integra, ci verrà spontaneo cercare con più attenzione e minuzia evidenze contrarie che favorevoli."
Esiste però un’altra ragione di tanta attenzione, ed è il fatto che dobbiamo proteggerci. Sì, esatto: dobbiamo proteggerci, e questo è il motivo per cui un’informazione come il Papa che schiaffeggia una fedele diventa non solo interessante, ma anche importante, tanto da sollevare un codazzo di discussioni sui social media tra chi lo giudica e condanna da un lato e chi lo giustifica e salva dall’altro.
In un lavoro di ricerca del 2011, Brambilla e collaboratori (tra i quali vi è anche Simona Sacchi che abbiamo intervistato qui), mettono in evidenza come le informazioni circa la moralità degli altri siano particolarmente importanti, in quanto basiamo su queste il nostro giudizio sulla pericolosità altrui: una persona immorale ci risulterà più pericolosa di una moralmente integra. Tuttavia, proprio in virtù dell’importanza di questo tipo di informazioni, tendiamo ad attribuire pesi differenti a diversi tipi di evidenza: infatti, qualora una persona si dichiari o presenti come moralmente integra, ci verrà spontaneo cercare con più attenzione e minuzia evidenze contrarie che favorevoli. In altri termini, moriremo dalla voglia di smentirla. Siamo primati simpatici, no?
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Bateson, G. (1991). Ecology of mind: The sacred. A sacred unity. Further steps to an ecology of mind. New York: Bessie/HarperCollins.(Original work published 1975).
Brambilla, M., Rusconi, P., Sacchi, S., & Cherubini, P. (2011). Looking for honesty: The primary role of morality (vs. sociability and competence) in information gathering. European journal of social psychology, 41(2), 135-143.