Tra la fine degli anni '60 e i primi del '70, in piena contestazione giovanile, tra Stati Uniti e Italia viene a crearsi una bizzarra liaison tra un imprenditore Torinese, trasferito a Roma, Aurelio Peccei, e una coppia di scienziati del Massachussets Institute of Technology, Donella e Dennis Meadows. Il connubio di idee e visioni portò nel 1972 alla pubblicazione di un libro, Limiti alla Crescita, che per la prima volta mette a tema la possibilità che il modello economico dominante, che ancora non aveva guadagnato a pieno titolo il nome di "liberismo", ma che vedeva nell'idea del progresso illimitato fonte di entusiasmo e margine di investimento.

Da quel momento in poi, i due percorsi ideologici, quello dell'espansione senza limiti, e quella della prosperità in assenza di crescita, sono proseguiti parallelamente, con una chiara preponderanza del primo rispetto al secondo. Tuttavia, esiste una lettura dell'attualità secondo cui gli incendi in Amazzonia e Australia, gli uragani negli Stati Uniti e la pandemia di coronavirus hanno in comune proprio questo: l'aver oltrepassato il limite. In Italia, dopo l'esperienza di Peccei, il Club di Roma non ha avuto molto seguito, se non nelle frange più radicali dell'ambientalismo, che però faticano a risultare credibili a livello politico; nel mondo scientifico, invece, rimangono solo pochi seguaci.
Proponiamo, quindi, la visione di un bel documentario che racconta di quell'esperienza, e chissà che non possa diventare uno spunto per l'analisi della contemporaneità.