Fase 2: come ripartire? Quale dei pacchetti di misure proposti da diversi settori della società è il più efficace?
Il Politecnico di Milano mette in campo un modello che è senz'ombra di dubbio interessante: tenta di utilizzare uno sguardo olistico per poter valutare l'impatto di diversi pacchetti di soluzioni su alcuni sottosistemi del sistema socio-economico, per poter pesare gli effetti che ogni misura può avere.
Vengono quindi proposti 8 sottosistemi e 3 obiettivi da perseguire: i sottosistemi sono persona, impresa e commercio, lavoro, sanità, trasporto, finanza, scuola e assistenza. I tre obiettivi sono tenuta del sistema economico, tenuta del sistema sociale e riduzione del contagio. L'idea è di far funzionare in maniera attentamente calibrata questi diversi sottosistemi, nell'idea che il malfunzionamento di uno non può lasciare indenni gli altri.
Idea perfetta: notevole anche il salto verso l'accettazione della complessità dei sistemi.
Ciò che manca però è uno dei sottosistemi che molti modelli in realtà presentano come il sistema che comprende tutti gli altri: l'ambiente.
L'idea di ottimizzare e massimizzare l'effetto e la sinergia di diversi pacchetti è un qualcosa di realmente interessante in questa situazione e in questi mesi. In un articolo sul Corriere, il rettore del Politecnico di Milano Ferruccio Resta parla di come i primi passi siano sicuramente quelli di rilanciarsi nelle grandi catene globali del valore, citando il settore dell'automotive, del lusso e della meccanica. Tuttavia non parlare di ambiente significa non parlare di risorse (minerali, organiche, genetiche), di condizioni dei luoghi in cui vivono le persone, di crisi complesse che affondano le radici nella deforestazione di uno spicchio di globo e che come conseguenza hanno la paralisi completa del resto degli spicchi. Insomma, di questioni su cui queste grandi catene di valore globale si muovono in un equilibrio assolutamente precario.
Cosa ne sarà del settore dell'automotive se fra 7 anni arriverà una nuova epidemia (magari originatasi in un qualche allevamento intensivo?) che richiederà necessarie differenti misure di sicurezza rispetto a quelle attuali, o se l'industria pesante entrasse in crisi per un qualche shock finanziario legato all'industria del fossile? O meglio: cosa ne sarà degli addetti ai lavori? Parlare di misure che abbiano un impatto positivo sull'ambiente significa rendere più resiliente il sistema nella sua totalità: significa ridurre la lunghezza delle filiere, limitare la banalizzazione del sistema economico, muoversi verso un utilizzo più sostenibile delle risorse locali (primo fra tutte, il suolo).
Insomma, questa crisi sanitaria ci ha insegnato una cosa: di fronte alla reale complessità del sistema ecologico planetario, dobbiamo necessariamente fare dei lunghi passi in avanti nel nostro modo di considerare i sistemi. Ce lo dimostra il fatto che oggi al fianco degli ecologi siedano anche economisti, virologi, scienziati sociali ed esperti di finanza.
Noi non possiamo far altro che sperare che un'istituzione come quella del Politecnico di Milano possa far presto sue queste considerazioni, nell'idea che una reale sostenibilità economica e sociale possa basarsi solo su una stabilità ambientale. Altrimenti... perdiamo tutti l'equilibrio.