ODE ALLA NOIA

L'articolo è di Serena Perego, dottoressa in Psicologia, ricercatrice nell'area Benessere Urbano e responsabile dei progetti di CORE-lab nell'area della Bergamasca. Se vuoi contattarla scrivi a: noi@core-lab.info


Una ricerca del sociologo Patrick Ishizuka del 2019 ha riportato un’istantanea lucida dello stile di parenting odierno: invasivo, che lascia poco spazio alla gestione autonoma del tempo da parte dell’infante. Quello dei baby adulti, con un’agenda fitta di impegni, è un fenomeno conosciuto ed evidente.

Ma è davvero questo ciò di cui i bambini hanno bisogno?

Lo stop obbligato di questi giorni ha rivelato la velocità mostruosa a cui eravamo abituati e ci ha obbligati a fare i conti con la lentezza e con il vuoto. In altre parole, con la noia.

In un tempo dilatato della quarantena, da più versanti sono giunte guide per la gestione di questa emergenza con i più piccoli, si sono moltiplicati servizi online di intrattenimento e gli esperti si sono espressi con consigli per riempire il tempo dei bambini in modo stimolante ed educativo. Per quanto tutte queste iniziative siano affidabili ed essenziali, tra le tante preoccupazioni per non lasciare mai metaforicamente bianchi i fogli dei più piccoli, poco eco ha avuto un suggerimento prezioso: lasciateli annoiarsi.

Perché è importante lasciarli anche annoiare?

È innanzitutto doverosa una precisazione semantica che distingua la noia dall’anedonia o apatia. La noia indispensabile è la noia da “non so cosa fare”, ben diversa dal tedio di “non sento più piacere in quello che sto facendo”. La prima è un cappello da mago in cui poter estrarre qualsiasi cosa con l’immaginazione, un cielo di nuvole che possono assumere qualsiasi forma, mentre la seconda somiglia più al male di vivere, all’apatia, all’anedonia, alla perdita di interesse di carattere depressivo. Se la “maledetta noia” è mancanza di desiderio, la noia positiva è il desiderio di tutti i desideri, il foglio bianco che può colorarsi di qualsiasi colore e assumere qualsiasi forma la fantasia suggerisca.

La capacità di annoiarsi aiuta il bambino a crescere, a sviluppare funzioni metacognitive, riflessive, creative e, soprattutto, l’autonomia essenziale allo sviluppo. Secondo lo psicoanalista Philips (1993) la noia è fondamentale per i bambini in quanto è nella pausa che è dato di contemplare la vita e soffermarsi a riflettere su ciò che più ci interessa. L’uomo, in quanto animale sense-maker, necessita di momenti di lentezza e riflessività e la noia è un diritto naturale di ogni bambino. Non meno importante, come scrive Pamela Paul sul The New York Times (2019), la noia insegna una visione più realistica della vita che non è sempre una giostra di divertimenti.

Perché, allora si evita ad ogni costo? Non saremo piuttosto noi adulti ad avvertire l’horror vacui?

Come riporta la Paul, lasciare del tempo libero disorganizzato, non stimolante, è interpretato dai genitori come una rinuncia al proprio dovere. I genitori di oggi rischiano di venire assorbiti dalla mentalità iperproduttiva e superficiale del mondo occidentale odierno, che nega la noia come tempo perso, improduttivo. Fatichiamo a tollerare i ritmi lenti dei film retrò e appena avvertiamo il minimo senso di noia, un momento di silenzio, scrolliamo compulsivamente il dito sugli smartphone per aggiornare freneticamente news che non ci appassionano e che si confondono in una giostra di immagini senza emozioni. Sul versante psicologico, si assimila la noia alla depressione, al mal di vivere che pregna l’anima di chi soffre la frustrazione, il senso di inadeguatezza, l’indecisione e l’apatia nel confronto con il Fallimento, il grande nemico dell’ipermoderna psiche. A ciò si aggiunga l’imperativo scintillante e filtrato delle immagini social, che, se assorbito in modo acritico, offusca la verità proverbiale del “non è tutto oro quel che luccica”. Fotografando la noia, vedremmo invece un’immagine trasandata, opaca, confusa, nella quale si possono proiettare, come nelle famose macchie di Rorschach, diversi vissuti e interpretazioni.

L’iperstimolazione e il mito del multitasking, contrariamente a quanto ingenuamente si può credere, abbassano il nostro livello di intelligenza. È perciò essenziale educare ed educarci ad abitare il tempo del possibile, il vuoto, l’attesa, stimolando la pazienza, l’accettazione della frustrazione e dello sforzo cognitivo autonomo, riconoscendo nella noia non la vacuità, bensì la ricchezza delle possibilità di scoperta e ascolto. Sarà il modo migliore per crescere bambini autosufficienti che diventeranno adulti propositivi e resilienti.

“In nessun’epoca si attribuì maggior valore agli attivi, cioè ai senza riposo. Questa è dunque una delle necessarie correzioni che si devono apportare al carattere dell’umanità: rafforzare in larga misura l’elemento contemplativo” (Nietzsche, Umano Troppo Umano)

Spero che questa riflessione vi abbia fatto venir voglia di annoiarvi, ma non vi abbia annoiato!



BIBLIOGRAFIA

Ishizuka, P. (2019) Social Class, Gender, and Contemporary Parenting Standards in the United States: Evidence from a National Survey Experiment, Social Forces (98, 1), 31–58, https://doi.org/10.1093/sf/soy107

Nietzsche, F. W. (2011). Umano, troppo umano (Vol. 41). Newton Compton Editori.

Paul, P. (2019, 3 Febbraio). Let Children Get Bored Again. The New York Times. https://www.nytimes.com/2019/02/02/opinion/sunday/children-bored.html

Phillips, A. (1993). Sul bacio, il solletico e la noia. Firenze, Italia: Ponte alle Grazie.

CONSIGLI DI LETTURA SPECIFICI:

https://www.lifehack.org/419154/children-develop-better-when-you-let-them-be-bored-psychologists-say

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4217352/